Un mese in Patagonia
- ylerichard

- 9 feb 2020
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 18 feb 2020
Per chi di voi non lo sapesse, la Patagonia è una regione geografica del sud America, divisa tra Cile e Argentina. La parte più sud della Patagonia viene chiamata terra del fuoco ed è proprio lì che ho iniziato il mio viaggio. Sono atterrata a Ushuaia, la città da cui ha preso il nome la famosa discoteca di Ibiza, e che dire.. è davvero la fine del mondo! Per un momento ho pensato di essere tornata in Europa: i tetti a punta, le montagne che circondavano la città, sembrava di essere in un piccolo paese tra le Alpi, ma un elemento inconfondibile mi ha riportata alla realtà: l'oceano. Nonostante l'evidente civilizzazione, l'immensità della natura mi ha colpito il cuore, vedere le montagne e l'oceano così vicini sapendo che l'unica cosa al di là di tutto questo è l'Antartica ti fa sentire a capo di questo piccolo e grande mondo, ti fa credere che non sarà poi così difficile percorrerne la maggior parte, e così ho iniziato.

Il trekking in Patagonia è assicurato ed è da pazzi non farlo, i panorami sono spettacolari e surrealistici, mi ricordano un sacco quelli del cartone della Disney "Spirit Cavallo Selvaggio". In Ushuaia ho amato soprattutto il cammino per la Laguna Esmeralda, era pieno di fango e mi sono divertita un sacco a cercare di stare in equilibrio tra le rocce e i pezzi di legno per non caderci dentro. Infatti nonostante si chiami terra del fuoco, il clima è decisamente freddo e umido, venne chiamata così perchè la prima cosa che Magellano vide sbarcando sulla costa furono gli incendi che i nativi appiccavano per riscaldarsi.
Dopo aver camminato su questa favolosa terra, incontrato animali di ogni genere come pinguini, leoni marini, uccelli vari e formiche giganti, non vedevo l'ora di scoprire che cosa mi avrebbe offerto la Patagonia Cilena, e quindi eccomi diretta verso Puerto Natales, dove mi aspetta uno dei parchi nazionali più famosi al mondo: "Parque National Torres del Paine". Qua ho faticato davvero ragazzi, i miei primi 20 km di camminata in un solo giorno e vi giuro che ne è valsa davvero la pena! Non solo per i panorama incredibili, ma anche per quanto mi sono amata e sono stata fiera di me stessa. Questo magico sentiero per il Mirador de las Torres ha dato il via a una serie di parchi nazionali incredibili, tra cui il mio preferito, dove mi sono spinta fino a 24 km: il Parque National Los Glaciares in Argentina che si estende tra El Calafate con il Ghiacciaio Perito Moreno e la piccola El Chalten con i giganti Fitz Roy e Cerro Torre.

La sensazione di potenza che ti scorre nel corpo dopo aver concluso sentieri come quello della Laguna Los Tres (20km andata e ritorno) è impagabile, dopo 15 km di cammino senti che le gambe stanno andando da sole, è la tua forza di volontà a farle funzionare e capisci che la mente è uno strumento potentissimo. Se vogliamo, possiamo, non importa quanto dovremo camminare per raggiungere i nostri obbiettivi, ne varrà sempre la pena.

Dopo aver raggiunto questa meravigliosa consapevolezza sono tornata in Cile per l'ultima volta. Ho percorso le coste del meraviglioso Lago Gran Carrera, ammirando il suo colore azzurro intenso proveniente dallo scioglimento dei ghiacciai (questo avvenimento è del tutto normale, il problema esiste perchè il riscaldamento globale sta accelerando troppo questo processo, non permettendo ai ghiacciai di riformarsi) e rimanendo incantata dalle Capillas de marmol, uno dei posti che mi ha lasciato più stupita. Ho continuato viaggiare verso il nord, passando da Coyhaique, Puyuhuapi, il Parque Nacional Queulat e raggiungendo finalmente Futaleufù, dove ho deciso di concludere la mia esperienza in Cile con una bella ciliegina sulla torta: il rafting! Futaleufù è di fatti, una delle mete più ambite per gli appassionati di rafting, ha percorsi prevalentemente adatti ai principianti, ma anche rapide in grado di soddisfare i canoisti più esperti.

Ovviamente io sono solo una principiante, ma è stato divertentissimo diventare un tutt'uno con il remo e lottare insieme agli altri della squadra contro queste fortissime onde spaventose che avrebbero potuto ribaltare il canotto da un momento all'altro. Per non parlare di quando ci hanno permesso di buttarci in acqua e lasciarci trasportare dalla corrente fino a quando la canoa di salvataggio non veniva a ripescarci. La forza della natura è una cosa impressionate e non poteva mancare questo pizzico di adrenalina nel mio meraviglioso viaggio in Patagonia.
Tornata in Argentina, dopo quasi un mese di camminate, viaggi interminabili in bus e tanti soldini spesi (la Patagonia è carissima!), il mio viaggio stava per terminare. Quest'ultima parte del territorio patagonico è piena di montagne e laghi spettacolari, ho salutato la regione Argentina di Chubut da Esquel e El Hoyo fino ad arrivare a Rio Negro, passando da El Bolson a San Martin de Los Andes per poi tornare alla mia meta finale, San Carlos de Bariloche.

I paesaggi di questa regione di laghi ti lasciano a bocca aperta, non c'è nient'altro da dire, ma voglio concludere questo post dedicando un momento a tutte le persone che ho incontrato per strada. Io viaggio da sola, ma sono stati pochi i momenti di solitudine. Oltre che a conoscere un sacco di viaggiatori negli ostelli e ad aver condiviso camminate insieme a loro, ho usato tanto Couchsurfing, quindi sono stata ospitata gratuitamente a casa di un sacco di persone del posto, e posso dire che sono a dir poco favolose. Mi sono sentita a casa fin da subito, ho potuto godere di pasti squisiti, tra pizze che farebbero sudare i pizzaioli migliori d'Italia (vi giuro che non ci credevo neanche io) e grigliate di carne da leccarsi i baffi, tutto accompagnato sempre dall'immancabile Mate, una pianta originaria del Brasile e del Paraguay, ma diffusa anche in altre regioni del sud America che viene bevuta come una tisana e che qui in Argentina è diventata un vero e proprio simbolo culturale. Ho fatto anche un sacco di autostop e non ho mai avuto problemi, anzi, grazie a questo ho avuto l'opportunità di conoscere famiglie spettacolari, come quella di El Hoyo, che mi ha trattato come una vera e proprio figlia e prima di salutarmi il padre mi ha addirittura regalato una collanina per non farmi dimenticare di loro, cosa che sarebbe stata impossibile. Queste persone ti entrano nel cuore, non ti fanno sentire la mancanza di casa perchè ti fanno capire che tutto il mondo è casa, che ovunque andrai ci sarà qualcuno pronto ad accoglierti e a farti sentire amata; sono uno dei motivi principali per cui amo viaggiare, quindi grazie grazie e ancora grazie.
Infine voglio ringraziare anche te, che sei arrivato fino alla fine di questo lungo articolo, dedicandomi un po del tuo tempo, spero ti sia piaciuto. Se hai qualsiasi domanda riguardo alla Patagonia non esitare a scrivermi, e se ti va aiutami a diffondere questo mio messaggio d'amore verso il viaggio condividendo questo post!









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