6 Girls 4 Bikes
- ylerichard

- 2 dic 2020
- Tempo di lettura: 5 min
Fin da subito sapevo che il divertimento era alle porte. Ero in Taiwan che controllavo skyscanner in cerca di voli economici ed ecco il vincitore: Ho Chi Minh, in Vietnam, il sesto paese che ho visitato in Asia. Ormai avevo capito che non c'era niente da aver paura, ero solo a metà del mio viaggio ed ero completamente confidente nel affrontarlo da sola. Mi ero abituata alla vita in movimento, non prenotavo più nulla in anticipo e la spontaneità faceva strada a quello che avevo capito fosse il mio destino. Avevo escogitato un modo per trovare i vestiti nel mio backpack senza impazzire, avevo già perso almeno 2 paia di infradito e il mio cellulare era pieno di app adatte a viaggiatori singoli, come maps me, hostelworld, e soprattutto couchsurfing, che mi ha permesso di essere ospitata a casa della gente del posto e di fare amicizia con loro e con viaggiatori solitari come me. Difatti, subito ad Ho Chi Minh tramite un evento organizzato su couchsurfing ho conosciuto tante persone, tra cui Julia una ragazza olandese in vacanza in Asia. Relazionarsi con lei è stato molto facile, soprattutto grazie alle idee folli che ci accomunano, tra cui quella che abbiamo deciso di intraprendere insieme: attraversare il Vietnam in moto.

Ebbene si, delle ragazze in cerca di due moto da acquistare, in uno dei paesi con la guida più spericolata al mondo.
Chiunque immaginerebbe che io sia un'esperta di motocicletta.. fino ad allora l'unica volta che avevo preso in mano un motorino ero caduta 3 volte, di cui una rischiando un bel grosso incidente. Perciò come mai ho deciso di intraprendere questa follia? Ho seguito il mio istinto, sentivo che non c'era nulla che non potessi affrontare nella mia vita, e soprattutto non volevo che la paura dominasse il mio essere. Sono tuttora convinta che nel momento in cui si esce dalla propria comfort zone si scoprono mondi infiniti di possibilità da noi nascoste.
Nel mio ostello io e Julia abbiamo conosciuto Nilo, una ragazza danese che voleva intraprendere lo stesso viaggio con altre due ragazze danesi, che però erano ancora in dubbio sulla partenza, perciò abbiamo deciso di iniziare il viaggio noi 3. Un meccanico americano che lavora a Ho Chi Minh ci ha venduto due moto semiautomatiche (per me e Nilo) e un automatica (per Julia) e siamo partite piene di buoni propositi.
La prima meta era Mui Ne e le difficoltà si sono presentate ancora prima di raggiungerla, infatti solo nel primo giorno...

Le chiavi di Nilo si sono spezzate all'interno della serratura della sua moto, ma invece di scoraggiarci abbiamo trovato un modo per girarle e far funzionare la moto lo stesso, e quindi siamo ripartite.
Una gomma della moto di Julia si è bucata proprio di fronte ad un meccanico e siamo riuscite a cambiarla subito.
Nel pomeriggio tardi la moto di Julia ha incominciato a dare seri problemi, ogni volta che si spegneva non si riaccendeva più. Il nostro obbiettivo era arrivare almeno a Mui Ne per fermarci e avere il tempo di farla controllare. Perciò abbiamo deciso di sostare un ultima volta per cenare e poi continuare sulla strada principale senza più stop, ma la moto di Julia non ne voleva sapere.
Ci ritroviamo al buio, al lato di una strada principale percorsa principalmente da camion e furgoni. Dall'altro lato una casa, e in cortile un gruppo di uomini che sembravano usciti da un film “gangsta”. Giocavano a carte intorno a questo tavolo rotondo, fumando non so cosa e circondati da lattine di birra terminate. L'unico a darci il benvenuto il loro cane, visibilmente maltrattato. Insomma, dove diavolo siamo finite?! Ma non ci perdiamo d'animo e pensiamo ad un piano B! Lasciare la moto di Julia la e tornare a prenderla al mattino per cercare un meccanico, dovevamo solo trovare un posto per dormire nel paese vicino. Pronte a ripartire?
Mi si blocca l'acceleratore alla partenza. Di fronte a me un muro o un albero, cosa scelgo? L'albero. Tutto questo di fronte alla gang che se la ride. Ironia della sorte? Scendo dalla moto praticamente distrutta, e trovo 100 dollari per terra. Un attimo di felicità e poi mi accorgo che sono finti. Diciamo che le parolacce che mi sono uscite non mi fanno onore e meglio se non le scrivo.
Piano C? Lasciamo le moto distrutte alla gang che così gang non era, anzi. Alla fine ci chiamano un taxi che ci porta in una guest house e riusciamo anche a prenderci due birre per riderci su, anche perchè, ciliegina sulla torta, era il compleanno di Julia. La mattina dopo andiamo a prendere le moto, le portiamo da un meccanico e dopo metà giornata riprendiamo il nostro viaggio..
Purtroppo la moto di Julia continuava a non funzionare e non si sentiva più sicura di guidarla, quindi la vende a metà prezzo e decide di prendere il bus. Ci saremmo incontrare sia con lei che con le altre due ragazze danesi che conosceva Nilo a Dalat.

Ovviamente anche in questo viaggio non poteva andare tutto liscio.. subito dopo Mui Ne siamo state inseguite da dei poliziotti corrotti che hanno voluto avere una piccola mancia in cambio del loro silenzio (non ho la patente A), e poco prima di arrivare a Dalat il filo del mio acceleratore si è rotto del tutto, e sono rimasta a piedi in mezzo alle montagne. Grazie a Dio anche questa volta, un ragazzo mi ha aiutata, sono riusciti a comprare il pezzo e sostituirmelo. Voglio precisare che in Vietnam nessuno parla inglese, almeno fuori dalle grandi città. Ci hanno sempre aiutato senza sapere quello che dicevamo. Siamo state molto fortunate, spesso ci siamo trovate in difficoltà nel luogo e nel momento giusto. Consiglio a chiunque voglia fare un viaggio del genere di essere più preparato di quanto lo eravamo noi.

Da Dalat le cose si sono fatte più semplici, non eravamo più solo io Julia e Nilo, ma si erano aggiunte anche le due ragazze danesi Lærke e Katrine con la loro moto manuale, e una ragazza portoghese che avevano conosciuto nel viaggio, Tania con la sua automatica. Julia aveva deciso di proseguire il suo viaggio in moto con Nilo, e quindi eravamo diventate 6 ragazze e 4 moto. Insomma, dopo tre mesi di viaggio in solitudine, mi sono dovuta riabituare a viaggiare con altre persone, eravamo 6 donne all'avventura, tutte con obbiettivi e sogni diversi, eppure superando tutte le difficoltà, abbiamo vissuto insieme un esperienza indimenticabile che ci ha segnato la vita (soprattutto a Nilo e Julia, visto che si sono innamorate e hanno intrapreso una relazione durata 3 anni, dopo questa avventura!)

Abbiamo concluso il viaggio e venduto le nostre moto ad Hanoi, ma di difficoltà ne abbiamo dovute affrontare ancora: Nilo e Julia sono cadute in motorino ad Hanoi, a Nilo gli sono passati sopra il piede, Lærke e Katrine hanno dovuto sostituire alcuni pezzi della loro moto e spesso ci siamo divise perchè ognuna aveva i suoi itinerari da completare, ma per quanto assurda e difficoltosa vi sembrerà questa storia, per me è stata una parte fondamentale della mia vita. Si, perchè la vita non è fatta solo da momenti felici, e soprattutto non è semplice. Superare le proprie paure, le difficoltà che sembrano insormontabili senza mai arrendersi è quello che mi fa fiera di essere me stessa. Il Vietnam non è tra i miei paesi preferiti in Asia, anzi, forse è tra quelli che ho meno preferito. Ho mangiato zuppa di verdure e riso fritto per un mese intero, perchè non riuscivo a comunicare con nessuno, e sicuramente il viaggio in moto non me l'ha resa facile. Ma nonostante la fatica, le lunghe ore in viaggio e gli incidenti di percorso, mi sono divertita da morire, ho incontrato persone fantastiche ed è diventato la mia ancora di salvezza ogni volta che l'insicurezza prende il sopravvento. Quindi, grazie Vietnam, grazie ragazze e grazie alle moto.

PS. Nel caso in cui qualcuno non l'abbia notato, nella foto con lo specchio, io sono quella sulla moto a terra al centro della curva.








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