Manila o non Manila?
- ylerichard

- 13 apr 2020
- Tempo di lettura: 6 min
Manila è un insieme di emozioni contrastanti che lasciano senza parole.
Dopo pochi km di corsa sul taxi preso in aeroporto, mi ha colpito una tristezza amara, perché ho potuto notare fin da subito la vera povertà. Ero circondata da case che stavano in piedi per miracolo, separate da un canale pieno di acqua sudicia, motorini senza targa, mucchi di spazzatura lasciati in ogni dove e bambini sorridenti a piedi nudi che giocavano nella sporcizia, ma la cosa che più mi ha lasciata di stucco è che in mezzo a tutto ciò, tramite lo spazio creato dal canale, riuscivo a vedere in lontananza gli enormi e moderni grattaceli che si trovavano dall'altro lato della città. I miei occhi non avevano mai sperimentato una tale differenza sociale prima di quel momento. In un sola città si può vivere egregiamente e terribilmente nello stesso istante, è stato un po' come rendersi conto di come è davvero il mondo in pochi chilometri, purtroppo con la parte povera sempre in maggioranza. Quando gli occhi di una signora sulla sessantina si sono posati sui miei, mi sono subito sentita fuori posto. Io, comoda e fresca dentro al taxi con l'aria condizionata accesa, e lei, sotto il sole cuocente seduta tra altre due persone su una specie di motorino taxi, peggio del tuk tuk, con solo due posti a lato del conducente.

Non aveva il casco, ne alcuna protezione, e mi guardava senza sorriso mentre aspettavamo che al semaforo scattasse il verde. Il traffico, i clacson e il caos sono dappertutto a Manila, senza alcuna differenza tra quartieri ricchi e poveri, e nonostante sia una delle città più pericolose al mondo, io mi sento al sicuro. Ci sono guardie dappertutto, e bisogna passare controlli di sicurezza sia per entrare nei centri commerciali che per semplici scuole. Le strade sono pulitissime o sudicie, dipende dal quartiere in cui ci si trova.

Sono rimasta stupita da alcune capanne di lamiera al lato della strada e Marcel (il mio host di couchsurfing) mi spiega che vengono costruite dagli operai che abitano lontano dalla città e durante il periodo di lavoro (che può durare fino a 6 mesi) preferiscono vivere in queste “case” invece che fare avanti e indietro tra il traffico di Manila, pazzesco!

Noi ci siamo quasi sempre spostati tramite il famoso Jeepney, un taxi-furgoncino super economico e molto cool che viene decorato con bei disegni, graffiti e lampade al neon.
Il primo giorno è stato proprio come la prima stretta di mano che si scambia con una persona che non si conosce, abbiamo semplicemente visitato i dintorni della casa di Marcel, fatto caso a piccole quotidianità di tutti i giorni a cui loro sono abituati e per me erano una completa novità e terminato la giornata con la speranza di conoscere molto altro nei due giorni successivi.
Di fatti il secondo giorno lo abbiamo dedicato alla visita della città vecchia o Intramuros.

Nel cammino verso questo vecchio quartiere si può notare ancora di più la povertà, i bambini ci inseguono supplicando per delle monetine, sempre più case sembrano poter cadere a pezzi da un momento all'altro, le strade pullulano di barboni e spazzatura.
Dopo aver vissuto due anni in Australia ero abituata a camminare dappertutto in infradito, ma non fu una bella idea fare lo stesso a Manila. Le strade e i marciapiedi sono pieni di buchi, quindi la pioggia crea facilmente pozzanghere dappertutto, che insieme alla sporcizia hanno formato un percorso ad ostacoli impossibile da intraprendere. Dopo solo due ore i miei piedi sono diventati neri ed un semplice fazzoletto non avrebbe potuto fare niente, ma Marcel con la sua infinita gentilezza, ha chiesto ad un gruppo di operai che lavoravano ai lati della strada se potevano aiutarmi, e questi si sono subito rimboccati le maniche.

Ora voglio che immaginiate bene il mio imbarazzo, in mezzo ad un marciapiede, con due operai che mi sorreggono e altri due piegati a terra, uno che mi sciacqua i piedi con una canna dell'acqua e nel frattempo l'altro che me li strofina con uno straccio preso da non so dove, non ci potevo credere! Mi è sembrato di essere una principessa e di assistere al mio secondo battesimo nello stesso momento! Se devo essere sincera, mi sono sentita una principessa all'interno di una favola per tutto il mio viaggio in Filippine. Le persone sono super gentili e disponibili, sempre pronte ad aiutarti e soprattutto cantano dappertutto! Sembra di essere in un musical continuo: i commessi ai supermercati, i baristi, le persone che camminano per strada, gli operai, i bambini, non smettono di cantare nonostante la povertà e le difficoltà, è una caratteristica che mi ha affascinato tantissimo. In più qualsiasi europeo si sentirebbe sotto il centro dell'attenzione in questo paese, la gente continua a guardarmi, a farmi complimenti, mi salutano, mi chiedono di fare foto insieme a loro e sono contentissimi anche solo per un momento passato insieme. Sono affascinati da me perché sono europea e io sono affascinata da loro perché sono asiatici, e questo mi fa sorridere, perché è la dimostrazione che la diversità non allontana le persone, anzi, le rende curiose e entusiaste di poter conoscere ed amare qualcosa di nuovo.

Intramuros è molto carina, meno casino e più aria di festa, ci sono più colori e non è grigia e triste come il resto della povera Manila. La storia di Josè Rizal mi è rimasta impressa: è diventato eroe delle Filippine perché non aveva paura di mostrare il suo orgoglio nazionale, nonostante il predominio Spagnolo, che l'ha poi ucciso accusandolo di istigare rivolte tra i cittadini. In realtà lui voleva solo ispirarli e riuscì nella sua impresa nonostante la sua morte, infatti è diventato eroe nazionale.
Prima della sua condanna a morte scrisse i suoi addii e voglio riportarvi una sua frase che a me ha lasciato il segno:
To my family, I ask for forgiveness for the pain I cause you but someday I shall have to die and it's better that I die now in the plenitude of my coscience.

Josè fu così importante per il suo paese, che nello stesso posto dove si trova il monumento dedicato a lui (The Rizal Monument), si trova anche il famoso chilometro 0, cioè il punto a cui ci si riferisce per la distanza a Manila, alcuni stati usano questo metodo e le Filippine sono tra questi.
Dopo aver ascoltato la storia di Intramuros, siamo andati a vedere il tramonto del “mare senza spiaggia”, come lo chiama Marcel, e ci siamo rilassati guardando il bel panorama sulla città, nonostante la puzza dell'acqua sporca. Il panorama migliore che ho visto su Manila però non fu quello, il giorno dopo siamo stati invitati a casa di una coppia estone che avevamo conosciuto tramite couchsurfing, la loro penthouse si affaccia su tutta Makati, il quartiere moderno e ricco, e la vista è spettacolare, non ci sono parole per descriverla.

Ho visto chiaramente la differenza sociale di cui vi parlavo all'inizio di questo post, ma questa volta al contrario, con la ricchezza davanti ai miei occhi e la povertà in lontananza.
Ho potuto notare anche la sporcizia e lo smog che invadono la città, non mi sorprende che un sacco di persone camminino con le mascherine. Questo terzo giorno l'abbiamo quindi dedicato alla città nuova, Makati.

Anche qui, come nel resto della città le attrazioni principali sono i centri commerciali, al che ho realizzato che devono essere parte della vita quotidiana dei filippini. Oltre a questi ci sono dei bei parchi, strade super pulite, e una piazza piena di “alberi della vita” ma molto più piccoli, che si illuminano di notte per fare un gioco di luci accompagnati dalla musica, in questo caso quella natalizia, dato il periodo dell'anno. Ovviamente non abbiamo passato molto tempo in questo quartiere moderno, del resto è uguale a molte altre città che ho visitato nel corso della mia vita e io sono sempre stata più interessata alla parte storica di un paese.

Molte persone preferiscono saltare Manila nella loro visita delle Filippine, io invece penso sia stato un punto di partenza essenziale per la mia conoscenza di questo paese e della loro cultura. Mi ha dimostrato che nonostante il grande caos e la grande differenza sociale, i filippini, poveri o ricchi che siano, sono un popolo meraviglioso, disponibile, gentile e super accogliente. Hanno dovuto affrontare mille difficoltà, dall'opposizione spagnola, ai mille disastri naturali a cui sono abituati a causa della posizione geografica del loro paese, eppure rimangono sempre sorridenti, pronti a diffondere felicità attraverso le loro canzoni e il loro affetto.
Io di certo me ne sono innamorata e non vedo l'ora di poter tornare.








Flowers in the dirt... Ci hai portato con te a vedere un pezzo della "tua" Manila e ci hai ricordato che le nostre facce tristi da occidentali sono causate da aspettative che pesano come macigni, tenendoci impigliati in sovrastrutture superflue lontane dal vero fulcro della nostra esistenza. Il tuo sorriso e quello dei filippini, invece, sono lì a ricordarci che la gioia esiste. Sembra quasi di sentirli cantare... Grazie Ylenia!!! Carlo